Απαλή Προσφορά
Θα ήθελα η ψυχή μου να σου είναι
ελαφριά
όπως τα ακραία φύλλα
από τις λεύκες, που ανάβουν από τον ήλιο
στην κορυφή των τυλιγμένων κορμών
από ομίχλη -
Θα ήθελα να σε συνοδεύσω με τα λόγια μου
σε μια έρημη λεωφόρο, σημαδεμένη
από λεπτές σκιές -
ελαφριά
όπως τα ακραία φύλλα
από τις λεύκες, που ανάβουν από τον ήλιο
στην κορυφή των τυλιγμένων κορμών
από ομίχλη -
Θα ήθελα να σε συνοδεύσω με τα λόγια μου
σε μια έρημη λεωφόρο, σημαδεμένη
από λεπτές σκιές -
έως μια κοιλάδα χορταριασμένη σιωπής
στη λίμνη -
όπου αντηχεί για μια ανάσα αέρα
το καλάμι
και οι λιβελλούλες διασκεδάζουν
με το νερό το αβαθές -
Θα ήθελα η ψυχή μου να σου είναι
ελαφριά
ότι η ποίηση μου να είναι μια γέφυρα,
λεπτή και σταθερή,
Λευκή -
στις σκοτεινές αβύσσους
της γης.
όπου αντηχεί για μια ανάσα αέρα
το καλάμι
και οι λιβελλούλες διασκεδάζουν
με το νερό το αβαθές -
Θα ήθελα η ψυχή μου να σου είναι
ελαφριά
ότι η ποίηση μου να είναι μια γέφυρα,
λεπτή και σταθερή,
Λευκή -
στις σκοτεινές αβύσσους
της γης.
μετάφραση από τα Ιταλικά: Κοκολογιάννης Κωνσταντίνος
Η Αντωνία Πότσι (Antonia Pozzi) γεννήθηκε στο Μιλάνο στις 13 Φεβρουαρίου του 1912 και πέθανε στις 3 Δεκεμβρίου του 1938 σε ηλικία 26 χρονών.
Κόρη πλούσιων γονιών ξεκίνησε να γράφει τα πρώτα της ποιήματα σε παιδική ηλικία. Στο λύκειο ξεκινά μια σχέση με τον Αντώνιο Μαρία Τσέρβι (Antonio Maria Cervi) καθηγητή της στα Αρχαία Ελληνικά και Λατινικά. Μια σχέση που εξαιτίας των σοβαρών εμποδίων και δυσκολιών που έθεσε η οικογένεια Πότσι, τερματίστηκε το 1933 από τον Τσέρβι. Αυτό προκάλεσε κατάθλιψη "κι εσύ μπήκες / στο δρόμο του θανάτου", γράφει για τον εαυτό της εκείνον το χρόνο, που την οδήγησε τελικά στην αυτοκτονία.
Antonia Pozzi: ... verso l'ultimo sogno di sole
Antonia Pozzi
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Antonia Pozzi (Milano, 13 febbraio 1912 – Milano, 3 dicembre 1938) è stata una poetessa italiana.
Biografia
Figlia di Roberto, importante avvocato milanese e della contessa Lina Cavagna Sangiuliani, nipote di Tommaso Grossi, scrive le prime poesie ancora adolescente. Studia nel liceo classico Manzoni di Milano, dove inizia con il suo professore di latino e greco, Antonio Maria Cervi, una relazione che, a causa dei pesanti ostacoli frapposti dalla famiglia Pozzi, verrà interrotta dal Cervi nel 1933, procurandole la depressione - «e tu sei entrata / nella strada del morire», scrive di sé in quell'anno - che contribuirà a condurla al suicidio.
Nel 1930 si iscrive alla facoltà di filologia dell'Università statale di Milano, frequentando coetanei quali Vittorio Sereni, suo amico fraterno, Enzo Paci, Luciano Anceschi, Remo Cantoni, del quale sembra si innamorasse non ricambiata, le lezioni del germanista Vincenzo Errante e del docente di estetica Antonio Banfi, forse il più aperto e moderno docente universitario italiano del tempo, col quale si laurea nel 1935 discutendo una tesi su Gustave Flaubert.
Con una ragazza che frequentava il gruppo del professor Banfi, ebbe un reciproco turbamento sensuale, e in una lettera a Sereni scrisse: «Mi ha perfino detto che quando mi vede le viene una gran voglia di baciarmi...non mi è mai capitata una faccenda simile e ti assicuro che non ci capisco niente»[1]. Antonia in seguito "le dice di essere innamorata di lei, decidono di recitare la parte delle fidanzate: si tengono per mano, si baciano sulla bocca"[2].
Tiene un diario e scrive lettere che manifestano i suoi tanti interessi culturali, coltiva la fotografia, ama le lunghe escursioni in bicicletta, progetta un romanzostorico sulla Lombardia, conosce il tedesco, il francese e l'inglese, viaggia, pur brevemente, oltre che in Italia, in Francia, Austria, Germania e Inghilterra ma il suo luogo prediletto è la settecentesca villa di famiglia, a Pasturo, ai piedi delle Grigne, dove è la sua biblioteca e dove studia, scrive e cerca un sollievo nel contatto con la natura solitaria e severa della montagna. Di questi luoghi si trovano descrizioni, sfondi ed echi espliciti nelle sue poesie; mai invece degli eleganti ambienti milanesi, che pure conosceva bene.
La grande italianista Maria Corti che la conobbe all'università, disse che «il suo spirito faceva pensare a quelle piante di montagna che possono espandersi solo ai margini dei crepacci, sull'orlo degli abissi. Era un'ipersensibile, dalla dolce angoscia creativa, ma insieme una donna dal carattere forte e con una bella intelligenza filosofica; fu forse preda innocente di una paranoica censura paterna su vita e poesie. Senza dubbio fu in crisi con il chiuso ambiente religioso familiare. La terra lombarda amatissima, la natura di piante e fiumi la consolava certo più dei suoi simili».
Avverte certamente il cupo clima politico italiano ed europeo: le leggi razziali del 1938 colpiscono alcuni dei suoi amici più cari; «forse l'età delle parole è finita per sempre», scrive quell'anno a Sereni.
Nel suo biglietto di addio ai genitori scrive di disperazione mortale e si uccide con i barbiturici. La famiglia negherà la circostanza «scandalosa» del suicidio, attribuendo la morte apolmonite; il suo testamento fu però distrutto dal padre, che manipolò anche le sue poesie, scritte su quaderni e allora ancora tutte inedite; la storia d'amore con il Cervi sarà falsamente descritta come una relazione platonica.
È sepolta nel piccolo cimitero di Pasturo: il monumento funebre, un Cristo in bronzo, è opera dello scultore Giannino Castiglioni.
La poesia
Parte dal crepuscolarismo di Sergio Corazzini: «Appoggiami la testa sulla spalla / che ti carezzi con un gesto lento [...] Lascia ch'io sola pianga, se qualcuno / suona, in un canto, qualche nenia triste» per poi viverlo interiorizzato: «vivo della poesia come le vene vivono del sangue», scrive, e infatti cerca di esprimere nelle parole l'autenticità dell'esistenza, non trovando verità nella propria e, come riservata e rigorosa fu la sua breve vita, così le sue parole, secondo la lezione ermetica, «sono asciutte e dure come i sassi» o «vestite di veli bianchi strappati», ridotte al «minimo di peso», come scrisse Montale, e trasferiscono peso e sostanza alle immagini, per liberarne l'animo oppresso ed effondere il sentimento nelle cose trasfigurate in simbolo.
Dall'espressionismo tedesco trae atmosfere desolate e inquietanti:
«le corolle dei dolci fiori
insabbiate.
Forse nella notte
qualche ponte verrà
sommerso.
Solitudine e pianto -
solitudine e pianto
dei larici»
insabbiate.
Forse nella notte
qualche ponte verrà
sommerso.
Solitudine e pianto -
solitudine e pianto
dei larici»
oppure
«All'alba pallidi vedemmo le rondini
sui fili fradici immote
spiare cenni arcani di partenza»
sui fili fradici immote
spiare cenni arcani di partenza»
o anche
«Petali viola
mi raccoglievi in grembo
a sera:
quando batté il cancello
e fu oscura
la via del ritorno»
mi raccoglievi in grembo
a sera:
quando batté il cancello
e fu oscura
la via del ritorno»
La crisi di un'epoca s'incontra con la sua tragedia personale e se, come scrisse in una lettera, «la poesia ha questo compito sublime: di prendere tutto il dolore che ci spumeggia e ci rimbalza nell'anima e di placarlo, di trasfigurarlo nella suprema calma dell'arte, così come sfociano i fiumi nella celeste vastità del mare», quel dolore non si placa nella sua poesia ma, come un fiume carsico, ora vi circola sotterraneo e ora emerge e tracima, sommergendo l'espressione poetica nel modo stesso in cui travolse la sua vita.
Antonia Pozzi nel cinema
Antonia Pozzi è stata raccontata nel cine-documentario della regista milanese Marina Spada "Poesia che mi guardi", presentato fuori concorso alla 66ma Mostra del Cinema di Venezia (2009).
Opere
Tutte le sue opere sono state pubblicate postume. Nelle edizioni più recenti è stata ricostruita la genesi delle sue poesie.
Parole, Milano, Mondadori, 1939, I ed., 91 poesie; 1943, II ed., 157 poesie; 1948, III ed., 159 poesie; 1964, IV ed., 176 poesie, con prefazione di Eugenio Montale.
Flaubert. La formazione letteraria (1830 - 1865), tesi di laurea, con prefazione di Antonio Banfi, Garzanti, 1940.
La vita sognata ed altre poesie inedite, Milano, Scheiwiller, a cura di Alessandra Cenni e Onorina Dino, 1986.
Diari, introduzione di Alessadra Cenni a cura di A.Cenni e O. Dino, Scheiwiller, 1988.
L'età' delle parole è finita, con prefazione di A.Cenni, Lettere (1925 - 1938), Milano, Archinto, 1989.
Parole, con prefazione di Alessandra Cenni, a cura di A.Cenni e O.Dino, Milano, Garzanti, 1989 e 2001
Pozzi e Sereni. La giovinezza che non trova scampo, a cura di Alessandra Cenni, Milano, Scheiwiller, 1988.
Mentre tu dormi le stagioni passano..., a cura di Alessandra Cenni e Onorina Dino, Milano, Viennepierre, 1998.
Poesia, mi confesso con te. Ultime poesie inedite (1929-1933), a cura di Onorina Dino, Viennepierre, 2004.
Nelle immagini l'anima: antologia fotografica, a cura di L. Pellegatta e O. Dino, Milano, Ancora, 2007.
Diari e altri scritti, nuova edizione a cura di Onorina Dino, note ai testi e postfazione di Matteo M. Vecchio, Milano, Viennepierre, 2008
A. Pozzi - T. Gadenz, Epistolario (1933-1938),a cura di O. Dino, Viennepierre, Milano 2008
Tutte le Opere, a cura di Alessandra Cenni, Milano, Garzanti, 2009
Poesia che mi guardi, a cura di Graziella Bernabò e Onorina Dino, Bologna, Luca Sossella Editore, 2010
Note
^ . Alessandra Cenni:In riva alla vita. URL consultato il 18-12-2008.
^ .Alessandra Cenni:In riva alla vita. URL consultato il 18-12-2008.
Bibliografia critica
Antonio Banfi, "Premessa" ad A. Pozzi, Flaubert. La formazione letteraria (1830-1856), Garzanti, Milano 1940.
Tullio Gadenz, "Antonia, poetessa della montagna", in "Lecco", rivista di cultura e turismo, n.5-6 (numero monografico dedicato ad Antonia Pozzi), Lecco, settembre-dicembre 1941.
Vincenzo Errante, , "Presentazione di Antonia", Lecco: rivista di cultura e turismo (numero monografico dedicato ad Antonia Pozzi), Lecco, n. 5-6, settembre-dicembre 1941, pp. 8-9.
D. Setti, "La poesia di Antonia", Lecco: rivista di cultura e turismo (numero monografico dedicato ad Antonia Pozzi), Lecco, n. 5-6, settembre-dicembre 1941, pp. 59-61.
Giancarlo Vigorelli, "Ricordo di Antonia Pozzi", Tempo, Milano, a. VII, n. 218, 29 luglio-5 agosto 1943, p. 3
Vincenzo Errante, , Lettura di "Parole" di Antonia Pozzi, manoscritto inedito, Milano, 2 febbraio 1949.
Carlo Del Teglio, "L'opera postuma di Antonia Pozzi poetessa d'Italia", in "Lecco", rivista di cultura e turismo n. 1, XIII, Lecco, 1954.
Eugenio Montale, prefazione a: Antonia Pozzi, "Parole", Mondadori, Milano 1964.
Giorgio Bàrberi Squarotti, (a cura di), "Parole", in Dizionario letterario delle opere, Appendice, vol. II, N-Z, Indici, Bompiani, Milano 1966, pp. 84-85.
Carlo Annoni, "'Parole' di Antonia Pozzi: lettura tematica", in AA.VV., Studi sulla cultura lombarda in memoria di Mario Apollonio, vol. II, Vita e pensiero, Milano 1972, pp. 242-259.
Federico Bario. (a cura di), "Le Parole di Antonia Pozzi", Symposium, Lecco, n. 1, marzo 1982, pp. 11-14.
Carlo Del Teglio, Scrittori di casa nostra: Antonia Pozzi, un triste destino, in Leucensia, Editrice C.B.R.S., Lecco 1985.
Alessandra Cenni, In riva alla vita. Storia di Antonia Pozzi poetessa, Rizzoli, Milano 2002 ISBN 8817867535
Graziella Bernabò, Per troppa vita che ho nel sangue. Antonia Pozzi e la sua poesia, Viennepierre, Milano 2004 ISBN 8876010084
Carlo Del Teglio, "Quella poetessa tra le foglie", Il Punto stampa, Lecco, aprile 1983.
A. Della Torre, "Non domandarmi se prego", La Provincia di Lecco, 3 maggio 1987.
Carlo Del Teglio, "Diario di un'anima che volle diventare itinerario poetico", La Provincia di Lecco, 3 maggio 1987.
Aroldo Benini, "Quando morì piansero anche i celebri scrittori", La Provincia di Lecco, 3 dicembre 1988.
A. Della Torre, "L'intermittente diario di un'anima", La Provincia di Lecco, 3 dicembre 1988.
Aroldo Benini, Nei suoi occhi si spalancavano laghi di stupore, in "Il Giornale di Lecco", Lecco, 27 febbraio 1989.
Giancarlo Vigorelli, Antonia Pozzi. Le parole segrete che mi confidava, in "La Stampa-Tuttolibri", Torino, 12 febbraio 1989.
Carlo Annoni, "Chiarismo e linea lombarda: 'Parole' di Antonia Pozzi", in Capitoli sul Novecento: critici e poeti, Vita e Pensiero, Milano 1990, pp. 200-220.
Aroldo Benini, Antonia Pozzi, Lettera [inedita]ad Antonio Banfi, in "Archivi di Lecco", XVIII, n.2, Ed. G. Stefanoni, Lecco, aprile-giugno 1995.
Barbara Garavaglia, , "Il breve viaggio di Antonia all'ombra dei nostri monti: 'Poesia, rifugio e dovere'", Il Resegone, n. 31, Lecco, 1 agosto 1997, p. 24.
Fulvio Panzeri, "Amore e morte sotto le Grigne", La Provincia di Lecco, 14 febbraio 1999.
M. L. Invernizzi, "Quelle parole scritte e immaginate", La Provincia di Lecco, 14 luglio 2001.
Gianfranco Scotti-Michela Magni,"Poesia tra lago e monti" Viennepierre, Milano 2002, pp.65-74.
Luigi Scorrano, "Memorietta su Antonia Pozzi", Archivi di Lecco, Lecco, XVIII, n. 2, aprile-giugno 1995, pp. 51-76. Ora, con lievi modifiche in Carte inquiete. Maria Corti, Biagia Marniti, Antonia Pozzi, Longo Editore, Ravenna 2002, pp. 87-126.
Giacinto Spagnoletti, Storia della letteratura italiana del Novecento, Roma, Newton Compton, 1994.
Germano Campione, "Nemmeno il tempo spegne l'ardore poetico di Antonia", La Gazzetta di Lecco, 16 luglio 2005.
Fulvio Panzeri, "La poetessa che scalava le cime lecchesi", La Provincia di Lecco, 4 agosto 2005
Alessio Iovino, "Antonia Pozzi: la vita sognata", Il Pendolo (rivista online), 9 aprile 2009
Tiziana Altea, "Antonia Pozzi. La polifonia del silenzio", CUEM, Milano 2010 ISBN 9788860012647
Matteo M. Vecchio - Davide Assael, Gli appunti di Antonia Pozzi relativi al corso di Filosofia dell'anno accademico 1931-1932 presso l'Università degli studi di Milano, in "Otto/Novecento", a. XXXV, n. 1, gennaio/aprile 2011, pp. 55-72.
Altri progetti
Collegamenti esterni
La scelta di Antonia... di Marina Spada (Repubblica, 28 gennaio 2009, p.15, sezione di Milano)
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